L’importanza dell’equilibrio tra corpo,mente ed emozioni.

L’importanza dell’equilibrio tra corpo,mente ed emozioni.

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In quest’articolo, voglio parlarti dell’importanza dell’equilibrio tra corpo, mente ed emozioni, le componenti indissolubili di un sistema unitario, chiamato “essere umano”.

Continua a leggere perché ti spiegherò come questo equilibrio influenzi la tua salute e il tuo benessere.

L’emozione sorge laddove corpo e mente si incontrano

Eckhart Tolle

Provare emozioni in base a sensazioni percepite è esperienza abbastanza comune, seppure non tutti siano in grado di identificare e denominare l’emozione in modo preciso.

A tal proposito, ti ho già parlato dello stretto legame tra emozioni e corpo e dell’importanza di conoscere questa relazione per costruire e accrescere il tuo benessere psicofisico.

Il corpo oggi è al centro della scena.

Viviamo in un contesto sociale in cui siamo continuamente esposti con la nostra immagine: l’esteriorità è diventata lo strumento di comunicazione principale.

Tuttavia, non bisogna mai dimenticare che il corpo è anche espressione dell’emotività, dei pensieri e del mondo interiore.

Ecco perché non può essere concepito in modo assoluto, ma va pensato come parte integrante di un sistema unitario.

Il legame corpo, mente, emozioni nella storia.

L’idea che corpo, mente e emozioni siano parti di un’unità indissolubile, ha una lunga storia.

Infatti, nel corso dei secoli, il legame tra mente e corpo ha interessato tanti filosofi e studiosi.

Un’eccezione sono le culture orientali, le quali da sempre sostengono che non vi sia alcuna separazione tra corpo, mente e emozioni.

Basti pensare che la maggior parte delle discipline, che si basano sulla loro integrazione, come lo yoga, arrivino appunto dall’oriente.

Diciamo che, la questione sull’unità,  ha interessato in particolare il mondo occidentale.

Già la filosofia dell’antica Grecia se n’è occupata, sebbene in questo periodo è più opportuno parlare di rapporto anima – corpo, intendendo per anima il principio vitale e per corpo la materia.

Se Platone era un sostenitore della posizione dualistica, Aristotele al contrario riteneva che non ci fossero distinzioni, se non a livello filosofico, tra le due.

Dal Seicento in poi, l’anima non sarà più considerata come fonte di vita, ma s’inizierà a parlare, piuttosto, di pensiero e di mente.

In epoca moderna e vicina ai nostri giorni, sta prevalendo una visione olistica – olos in greco significa “tutto”, “intero”-  della questione.

Vale a dire che si sta affermando l’idea che corpo e mente costituiscano un’unità imprescindibile con le emozioni.

Numerosi studi hanno mostrato che al variare degli stati di coscienza – per esempio nella meditazione o nelle situazioni di forte stress – si producono variazioni misurabili a livello del sistema nervoso, del sistema endocrino e del sistema immunitario.

Si sta affermando l’idea che l’essere umano è un sistema in cui ogni componente è in comunicazione con l’altra.

In altre parole, un certo stato d’animo può influenzare la fisiologia del corpo, così come una postura, o una malattia del corpo, possono avere ripercussioni sullo stato emotivo di un individuo.

La Psicosomatica.

È questo il punto di vista alla base della Psicosomatica, una disciplina che unisce la psicologia e la medicina.

Nel Dizionario di Psicologia (1992) Galimberti definisce la medicina Psicosomatica come quella concezione che, superando il dualismo mente corpo, considera l’essere umano come un tutto unitario, dove è possibile che una malattia si manifesti a livello organico come sintomo, e a livello psicologico come disagio.

In un primo momento, si parlava di psicosomatica con riferimento a quelle malattie organiche di cui non si riusciva a trovare una causa e, per esclusione, si riteneva potessero dipendere da un fattore psicologico.

Attualmente la situazione è cambiata.

Infatti, l’ottica psicosomatica permette di indagare la malattia da un punto di vista psicologico e fisiologico, prestando grande attenzione all’aspetto emotivo che la accompagna.

Quindi, la psicosomatica non è solo un modo di guardare alla patologia, ma si occupa di riconoscere la relazione tra i sintomi somatici e le emozioni.

Ecco perché si parla di:

 – sintomi psicosomatici: cioè quei segnali che si esprimono attraverso il corpo e che forniscono una risposta vegetativa a situazioni di disagio psichico o emotivo.

malattie psicosomatiche: quelle malattie alle quali si riconosce una genesi psicologica e provocano un vero e proprio stato di malattia d’organo.

È come se i conflitti interni, si manifestassero attraverso il corpo in svariati sintomi, che possono comprendere: insonnia, tachicardia, disturbi gastrointestinali, respiratori, capogiri e così via.

Come puoi ben notare, fare un elenco di tutti i sintomi e le malattie, che possono considerarsi psicosomatiche, non è semplice.

In generale, le malattie psicosomatiche sono quelle che fanno sì che il corpo attui un meccanismo di difesa, espressione diretta di un disagio psichico.

La risposta psicosomatica accade quando si verifica la difficoltà di un individuo di gestire, in modo consapevole, le emozioni ritenute negative.

Ti faccio un esempio: se un individuo è incapace di entrare in contatto con il proprio vissuto emotivo, potrebbe non riconoscere la presenza di rabbia o stress dovute a un lavoro che non lo soddisfa.

Magari potrebbe sviluppare problematiche fisiche come ulcera o gastrite, senza rendersi conto del legame tra questi sintomi e le emozioni dovute alla sua frustrazione.

Sicuramente, questo è un esempio per semplificare un po’ il discorso, ma in generale si può dire che nel tentativo di reprimere le emozioni, l’individuo attua un meccanismo di difesa che in un qualche modo va ad attaccare il proprio corpo.

Lo stesso principio vale per quelle persone che tendono a preoccuparsi, in maniera eccessiva e senza un reale motivo, della propria condizione fisica, polarizzando un interesse ossessivo sul corpo e sui suoi disagi .

In questo caso si parla d’ipocondria.

L’individuo diventa molto attento a ogni piccolo cambiamento somatico, vivendo costantemente in allerta e alla ricerca continua di eventuali segni di malattia.

L’ipocondriaco arriva a interpretare in maniera erronea anche le normali funzioni corporee che rappresentano la quotidianità di persone sane, segnali fisici che possono essere innocui.

Il soggetto ipocondriaco mette in atto comportamenti disadattavi con lo scopo di alleviare la sua paura.

La preoccupazione per la malattia diventa elemento centrale dell’immagine di sé, un modo per reagire alla situazione di stress percepita.

Quindi se nell’esempio precedente l’emozione e i conseguenti segnali fisiologici venivano negati e repressi, per un ipocondriaco  si verifica la situazione inversa.

Si può dire che nel sovrastimare la pericolosità dei segnali corporei, evidenzia, comunque, una non adeguata conoscenza delle proprie emozioni.

In queste persone le emozioni represse o difficili da identificare trovano una via di scarico nel disagio fisico e psichico.

Cosa fare per porre rimedio a queste situazioni?

È necessario ristabilire l’armonia tra mente, corpo e emozioni.

Il ruolo della psicoterapia.

Alcune malattie possono raccontare molto di una persona, della sua psiche e del suo vissuto emotivo.

Ogni sintomo fisico diventa messaggero della sua interiorità, si trasforma in campanello d’allarme per richiamare la sua attenzione su una qualche emozione che forse sta trascurando.

Tuttavia è comportamento comune zittire questo campanello con un farmaco, che reprime subito il sintomo, senza andare ad agire sulla causa.

Questo tipo di atteggiamento è deleterio e non adeguato alla risoluzione del problema che è alla base del disagio.

Ormai abbiamo chiarito che la concezione che vede mente e corpo come entità separate, è superata.

Di conseguenza, appare evidente la necessità di trattare la persona che soffre nella sua interezza e non solo concentrandosi sull’organo malato.

Per raggiungere uno stato di benessere psicofisico è necessario raggiungere uno stato di equilibrio e armonia tra: corpo, mente e emozioni.

“Sentirsi bene” non deve ridursi alla sola componente corporea, o viceversa mentale.

Significa diventare consapevoli delle proprie emozioni, viverle in modo sano e riconoscere i sintomi fisici con cui entrano in comunicazione con noi.

Ognuno dovrebbe muoversi verso l’integrazione di tutti gli aspetti della propria vita, imparando ad ascoltare il corpo.

Il primo passo da compiere, è riconoscere che l’essere umano è  un sistema di componenti- fisiche, emotive e mentali-  diverse tra loro, in continuo mutamento, ma che funzionano in armonia.

Il processo di consapevolezza parte dall’interno di se stessi e la psicoterapia è di grande aiuto in questo senso.

Molti studi hanno dimostrato come la psicoterapia cognitivo-comportamentale è in grado di sostenere l’individuo e guidarlo, promuovendo l’apprendimento di nuovi modi di pensare e di comportarsi, funzionali al suo benessere psicofisico.

Gli obiettivi della terapia, in questo contesto, puntano a:

promuovere processi di conoscenza di sé e autoconsapevolezza;

– imparare a gestire e vivere in modo sano le proprie emozioni;

– riconoscere i campanelli d’allarme con cui il corpo comunica il suo disagio;

– trovare il senso del sintomo, la causa del disagio;

– risvegliare – o ricostruire dove necessario –  l’equilibrio tra corpo, mente e emozioni.

Conclusioni

Se senti di avere bisogno di chiarimenti sull’argomento, hai dubbi o vuoi rivolgerti a me per un colloquio psicologico, per ritrovare il tuo equilibrio mente-corpo-emozioni, scrivimi, tutti i miei recapiti nella pagina Contatti di questo sito.

Ti invito a seguire le mie pagine Facebook  Dott.ssa Mariangela De Rogatis e Instagram – @balance_psi – dove troverai suggerimenti e spunti di riflessione utili al tuo benessere psicofisico.

Ricorda: «È sempre il momento giusto per prendersi cura di sé, sentirsi meglio si può!»

Grazie per aver letto il mio articolo e a presto!

Dott.ssa Mariangela De Rogatis, Psicologa-Psicoterapeuta.

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