Gli stili d’attaccamento si fondano sulla relazione madre-figli* e rappresentano la base di partenza su cui, una volta adulto, l’individuo realizza la sua vita nel mondo.
Madre. La prima forma per l’individuo dell’esperienza dell’anima.
G. Adler
Domenica è la Festa della mamma.
Quale occasione migliore, per parlare dell’importantissimo ruolo che la figura materna ricopre nella crescita psicologica ed emotiva del proprio figlio?
Diventare madre è sicuramente un evento che trasforma la vita di ogni donna, caratterizzato dagli innumerevoli cambiamenti dovuti a nuove esigenze e nuovi contesti.
Inoltre, il ruolo materno è fondamentale per lo sviluppo e la crescita del proprio figlio, non solo da un punto di vista fisiologico, ma soprattutto psico-emotivo.
Attraverso la madre, il neonato sviluppa il suo legame con il mondo, è lei che offre e mostra le prime interazioni e le prime forme d’amore.
Il modo in cui guardiamo ciò che ci circonda e interagiamo con gli altri, è influenzato dal tipo di relazioni e di esperienze che fin da piccolissimi abbiamo vissuto all’interno delle nostre famiglie, in modo particolare con la figura materna.
La mamma guida e sostiene suo figlio nel metabolizzare e gestire le esperienze vissute e le emozioni provate, a sua volta il bambino apprende da lei il modello di comportamento che lo porterà a creare il proprio sé adulto.
Per questo è fondamentale che la mamma, in primis, abbia consapevolezza di sé e del proprio vissuto emotivo.
Infatti, solo così potrà offrire, soprattutto nei primissimi anni di vita, al proprio figlio un modello cui ispirarsi ed essere sempre una “base sicura” cui tornare nel momento del bisogno.
J. Bowlby e la teoria dell’attaccamento.
L’attaccamento è la base di partenza su cui l’individuo, da adulto, costruisce le sue relazioni e vive le sue esperienze.
Nei primissimi anni di vita ognuno sviluppa, all’interno del nucleo familiare, ma in modo particolare con la madre, un tipo di legame che si definisce stile d’attaccamento.
Questa teoria nasce con gli studi e le ricerche dello psicologo inglese E.J.M. Bowlby (1907-1990).
Egli ha dedicato, quasi la sua intera vita professionale, a indagare il rapporto madre-figlio e soprattutto, le conseguenze di questo nella vita del figlio adulto.
Nel corso degli anni, Bowlby ha evidenziato come l’attaccamento non è determinato dalle sole esigenze nutritive del figlio, ma è legato alla ricerca di protezione, affetto e ascolto da parte della figura materna.
Per descrivere l’interazione tra madre e figlio e il modo in cui questa in seguito influenzi le esperienze dell’adulto Bowlby introduce il concetto di modello operativo.
Si tratta di tutta una serie di meccanismi e modelli di comportamento appresi nei primi anni di vita e che poi vengono messi in atto nel momento in cui il figlio adulto si relaziona con gli altri.
In pratica, rappresentano dei modelli interni su cui fonda i suoi sistemi di credenze e di conseguenza i comportamenti messi in atto nel corso della vita.
Ovviamente, questi modelli non sono immutabili, anzi, una volta riconosciuti, devono diventare un punto di partenza per crescere e costruirne dei nuovi, utili alla propria evoluzione.
Gli stili di attaccamento.
Riassumendo, Bowlby descrive le interazioni madre-figlio attraverso gli stili di attaccamento, evidenziando come, per il benessere psicologico ed emozionale del bambino, siano necessarie non solo adeguate cure – di nutrimento e accudimento – ma soprattutto la vicinanza fisica ed emotiva della madre.
Secondo Bowlby, le interazioni madre-figlio sono in grado di fornire all’adulto di domani, gli strumenti necessari per vivere in autonomia e gestire in modo funzionale le proprie emozioni.
In collaborazione con la ricercatrice Mary Ainsworth (1913-1999), Bowlby ha condotto una serie di studi sperimentali attraverso cui sono emersi 4 stili fondamentali di attaccamento.
Le osservazioni sono state condotte in una condizione sperimentale definita Strange Situation, cioè situazione di estraneità.
In pratica, si sono osservati i comportamenti e le interazioni madre-figlio, in condizioni di assenze e/o presenza della madre. Da queste osservazioni i ricercatori hanno definito:
– stile sicuro: è uno stile promosso da una figura sensibile e disponibile ai segnali di aiuto mandati dal bambino, sempre presente, ma capace di concedergli spazio per sperimentare se stesso.
La mamma è vista come “base sicura” cui tornare.
Il bambino si sente amato e protetto, ma anche libero di esplorare il mondo che lo circonda, amabile e fiducioso negli altri.
E da adulto?
Probabilmente avrà una percezione di sé positiva e sicura, capace di riconoscere e gestire le proprie emozioni.
– stile insicuro evitante: in questo caso la madre è poco accogliente nei riguardi delle richieste del figlio. Il bambino sperimenta la poca presenza della figura di riferimento e costruisce le proprie esperienze in modo autonomo, anche sul piano emotivo.
È portato a non esprimere le emozioni perché sa che nessuno le accoglierà.
I tratti che caratterizzano questo stile sono l’insicurezza, l’evitamento e l’apparente fiducia in se stessi, che in realtà è incapacità di chiedere aiuto.
Da adulto sarà distante sia sul piano fisico sia emotivo, capace di contare solo su stesso e incapace di avere fiducia nell’altro. Avrà difficoltà a riconoscere i propri bisogni e le proprie emozioni.
– stile insicuro ansioso ambivalente: tipico di bambini con figura di riferimento che mette in atto comportamenti ambigui.
Il bambino non sa cosa aspettarsi, se riceverà o meno risposte alle sue richieste.
Quando la mamma è poco chiara nel suo comportamento gli rende difficile capire se e quando può rivolgersi a lei.
In questi casi il bambino è insicuro nell’esplorare l’ambiente circostante, incapace di sopportare il distacco, prova ansia e senso di abbandono.
In età adulta mostrerà insicurezza, e una visione negativa di se e del prossimo.
Mostrerà segni di possessività e alta dipendenza, ansioso nei confronti del giudizio altrui, ma comunque alla continua ricerca dell’approvazione degli altri.
– stile disorientato/disorganizzato: facilmente riscontrabile in quei bambini che hanno a che fare con un genitore che ha comportamenti contraddittori o non ha ancora risolto i propri traumi.
Questo genere nel bambino grande confusione, perché non riesce a riconoscere e capire i comportamenti della mamma che ha reazioni imprevedibili.
L’esperienza di questi contrasti genera comportamenti conflittuali e ansiosi.
Da adulto potrebbe mostrare confusione, negatività, sbalzi d’umore e incoerenza.
Conclusioni
Il tipo di attaccamento che il bambino realizza con la madre determinerà la qualità di vita da adulto.
La relazione madre-figlio ha un importante ruolo nelle scelte, nei comportamenti, nelle aspettative, ma anche nella percezione di sé del figlio.
Per questo, stili di attaccamento disfunzionali possono portare in età adulta a problematiche importanti che vanno a condizionare il tipo di relazioni che si stabiliscono.
Se senti di riconoscerti in alcune delle caratteristiche qui descritte, non demoralizzarti, anzi, accogli questa consapevolezza come una buona notizia!
Infatti, nulla è immutabile, e riconoscere i propri modelli di comportamento può fare la differenza: significa sapere da dove bisogna partire per prendersi cura di sé e costruire nuove convinzioni.
Avere consapevolezza delle proprie fragilità può diventare il punto di partenza su cui (ri)costruire il proprio sé e con l’aiuto di un* psicolog* il cammino può diventare più semplice.
Se senti di avere dubbi o di riconoscerti in uno stile di attaccamento che non ti conduce al tuo benessere non esitare a chiedere aiuto.
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Ricorda: È sempre il momento giusto per prendersi cura di sé, sentirsi meglio si può!
Grazie e a presto!
Dott.ssa Mariangela De Rogatis, Psicologa-Psicoterapeuta
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